Intervista a Giovanni Balsamo, finalista del concorso “Romanzi in cerca d’autore”

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Giovanni Balsamo

Con il suo libro Il frullo del Beccaccino, Giovanni Balsamo è uno parte dei sei vincitori della prima edizione del concorso di scrittura “romanzi in cerca d’autore”.
A lui dedichiamo un ritratto speciale : un’opportunità di scoprirlo come uomo e come scrittore.

Giovanni Balsamo, nato a Mazara del Vallo nel 1963, è laureato in Economia e attualmente lavora come commercialista. “Il frullo del beccaccino” nasce dall’amore per la splendida città di Palermo, in cui l’autore vive.

Come è nata la tua voglia di scrivere?
Sono un accanito lettore, lo sono stato sin dalle elementari, quando passavo giornate intere immerso nei libri di Burroughs, di Kipling e di Salgari. Al liceo scoprii i maledetti francesi e cominciai a comporre poesie ispirandomi più di tutti a Baudelaire. Le successive letture di quegli anni mi suggerirono la scrittura di racconti, basati principalmente sulle letture di Poe, di Bukowski, di Bulgakov.

Potresti raccontare la prima volta che hai scritto le prime righe di un libro?
Era il 1992, avevo 29 anni, e avevo appena perso il mio primo lavoro dopo la laurea. Ero stato impiegato come giovane economista in una società regionale che si occupava di sviluppo delle imprese e, complice il fermento di quegli anni – erano i tempi di mani pulite – scrissi una storia su un giovane economista che si ribella interiormente al sistema e decide di andare a vivere su un’isola, posto idilliaco dove però il nuovo ordine, costituito da rivoluzionari, lo raggiungerà implacabile.

Quali sono gli autori o i libri che ti hanno ispirato?
È difficile rispondere, negli anni ho letto molti autori, e ancora ne voglio leggere, ma se devo fare un elenco di quelli che hanno avuto un ruolo determinante nella mia formazione, in ordine di apparizione, sono: Charles Baudelaire, Herman Hesse, Luigi Pirandello, Samuel Beckett, Edgar Allan Poe, J.D. Salinger, Oscar Wilde, Robert Pirsig, Jorge Amado, Joao Guimaraes Rosa, Gabriel Garcia Marquez, Joseph Conrad
Quelli che hanno contribuito a interessarmi ai romanzi gialli “letterari”, invece, sono stati senza dubbio Leonardo Sciascia, Manuel Vasquez Montalban e Paolo Ignacio Taibo II, senza dimenticare Luigi Natoli per le descrizioni di Palermo.

Come trovi l’ispirazione?
Osservo, per scrivere ritengo sia fondamentale guardare il mondo, un po’ con lo spirito del ladro. Poi cerco di dare un ordine alle cose che vedo, di costruire un filo che le leghi, e vengono fuori le storie. Stendo un primo canovaccio di trama, anche se poi, nello sviluppo della storia, ci sono elementi che a volte la fanno deviare, anche di molto, dall’idea originale. Nell’intervallo di vita che dedico a un romanzo i miei pensieri sono quasi sempre rivolti a cosa succede ai personaggi, dove sono, a cosa pensano, e così succede che siano loro stessi a portarmi da un’altra parte.

Com’è una giornata tipo di scrittura di Giovanni Balsamo? Hai dei rituali?
In realtà, a causa del mio lavoro, scrivo principalmente mentre sono in viaggio, in treno, in aereo o in albergo. Durante il fine settimana  in genere mi siedo sul divano, con il computer sulle gambe, ascolto musica e scrivo.

Come ti è venuta l’idea della trama del “Frullo del beccaccino”?
La trama del giallo è venuta In parte dal mio lavoro, mentre l’ambientazione mi appartiene, sono nato a Mazara del Vallo e ho frequentato per anni le spiagge di Castelvetrano e l’area archeologica di Selinunte. Palermo è stata una scoperta tardiva ma intensa. Pur vivendoci dal 1968 la sua storia mi è rimasta sconosciuta fino a quando, nella seconda metà degli anni novanta, mi sono trasferito alla Kalsa, nel cuore della cittadella araba riconquistata da Roberto il Guiscardo nel 1072. In quel periodo fece notizia il ritrovamento dell’antica porta della cittadella all’interno del complesso dell’Oratorio dei Bianchi, che si trovava a pochi metri da dove era andato a vivere, e così cominciai a interessarmi della storia della città e dei suoi monumenti, e scrissi il primo giallo, nel quale il commissario Marongiu compare nelle vesti di poliziotto della giudiziaria assegnato all’indagine sulla morte di un professore di storia medievale condotta da un giovane sostituto milanese. Anni dopo il personaggio di Marongiu mi è apparso più interessante, e gli ho dedicato una storia dove compare come protagonista.

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L’area di Selinunte e la sua campagna

Cosa ti ha portato a partecipare al concorso “Romanzi in cerca d’autore”?
In realtà è stata mia moglie a indicarmi l’esistenza del concorso perché partecipassi. L’idea mi è subito piaciuta, ovviamente il fatto che un pubblico leggesse il romanzo mi faceva piacere, anche per capire se gli altri trovassero le mie storie interessanti.

Cosa significa per te far parte dei vincitori del concorso?
Certamente è stata una grande soddisfazione personale sapere che prima un pubblico di lettori e poi una giuria di esperti hanno trovato gradevole e valido quello che avevo scritto, e di sicuro è stato un ottimo viatico per continuare a scrivere, che è poi tra le cose che amo di più fare.

Stai lavorando a nuovi progetti in questo momento?
Si, ho finto la prima stesura di una nuova avventura di un Marongiu un po’ più maturo e disilluso, con protagonista assoluta la città di Palermo, anche se la storia ha propaggini molto lontane.

In qualità di scrittore, quale è stato il miglior consiglio che qualcuno ti ha dato?
Il mio primo lettore è mia moglie, amorevole ma mai accondiscendente. A lei leggo ogni capitolo che scrivo, e i suoi consigli sono per me di grande aiuto.

E tu, quali consigli daresti ad un autore che volesse lanciarsi nell’avventura della scrittura?
Di crederci sempre, la scrittura è innanzitutto una testimonianza della propria esistenza a se stessi.

Per finire, una citazione che ti rappresenta?
Une delle mie preferite, di Umberto Eco: Chi non legge a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito. Perché la lettura è un’immortalità all’indietro.



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Il frullo del Beccaccino negli store di Kobo e di Mondadori
Una Palermo nascosta ai suoi abitanti, preda dell’ignoranza diffusa, la campagna magica nei pressi dei templi di Selinunte fanno da sfondo all’indagine capitata per caso al commissario Marongiu, in vacanza con alcuni amici per una battuta di pesca. Il secondo giallo scritto da Giovanni Balsamo trasporta il lettore in un viaggio nello spazio, nel tempo e nei sentimenti”.

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