SCRIVERE DI SCIENZA. I CONSIGLI DI DANIELE GOUTHIER

Matematico, scrittore, fondatore e direttore editoriale della casa editrice Scienza Express, insegnante al Master in Comunicazione della Scienza “Franco Prattico” della Sissa di Trieste, formatore di insegnanti in matematica e comunicazione: è Daniele Gouthier. 
Tra le cose emerse con più forza in questo ultimo anno ci sono l’importanza e la delicatezza della comunicazione scientifica, la necessità di farne e di riceverne una corretta, chiara, completa, onesta.
Daniele Gouthier si impegna in questa direzione da tempo, il manifesto di Scienza Express parla chiaro sulla voglia di far avvicinare persone, libri e scienza, includendo nel progetto anche i più piccoli. La serie “Laila scopre di Nicole Vascotto è un esempio di questa volontà: Laila scopre l’ItaliaLaila e gli orsiLaila la mascherina e il coronavirus sono disponibili sullo store Kobo, pubblicati tramite Kobo Writing Life.

Abbiamo intervistato Daniele per avere consigli utili da fornire agli autori che vogliono comunicare la scienza.

Ciao Daniele. Come detto sopra, tu fai tanti mestieri diversi, tutti derivanti dal tuo essere matematico. Ci racconti qual è stato il percorso che ti ha portato a essere anche scrittore ed editore di scienza?

Dopo il mio PhD in matematica – erano gli inizi degli anni Novanta – ho intrapreso per alcuni anni un’attività di ricerca alla Scuola Normale di Pisa e all’Università di Parma. In quegli anni, nel frattempo, alla Sissa nasceva il Master in Comunicazione della Scienza. A me la ricerca andava stretta, avevo da un lato l’esigenza personale di interagire e comunicare con una collettività più ampia, e da un altro la curiosità di indagare il ruolo che la comunicazione, il linguaggio e la scrittura hanno nella ricerca scientifica e nello stare della scienza in seno alla società
Volevo poi affiancare alla ricerca e all’insegnamento sulla comunicazione della scienza, la pratica attiva. Per poco meno di dieci anni sono stato tra gli ideatori e i realizzatori del portale “Ulisse-nella rete della scienza” che per certi versi voleva essere un social network ante litteram nel quale ricercatori e pubblico dei curiosi potessero incontrarmi. 
Nel 2007 l’inquietudine e la voglia di indipendenza hanno avuto la meglio. Ho lasciato Ulisse (ma mai l’insegnamento al Master) e ho iniziato a scrivere e progettare testi miei. Da lì a poco nasceva l’idea di una casa editrice che facesse perno sulla curiosità per la scienza per avvicinare i lettori alla lettura. E nel 2011 Scienza Express iniziava le sue pubblicazioni.

Pensando agli scienziati come te che sentono la voglia di comunicare il proprio sapere in un libro, qual è la prima raccomandazione che ti senti di dare? Cosa non dovrebbero secondo te dimenticare di fare prima di mettersi a scrivere?

Comunicare è sempre un atto di dialogo con il proprio pubblico e con i singoli che ne fanno parte. Scrivere un libro ne è un caso particolare. Se un libro non ha un pubblico né lettori, allora è come se non fosse stato scritto. La prima raccomandazione è: ascoltare il proprio pubblico.
Scrivere di scienza ha caratteristiche tutte sue. Tutti noi che cerchiamo di scrivere di scienza lo facciamo sentendo sulla nuca lo sguardo severo dei nostri maestri e dei matematici e degli scienziati del passato. Il rischio che corriamo è di rispondere a costoro e di focalizzare tutta la nostra attenzione sul rigore e sull’esattezza. Il rigore e l’esattezza – anche all’interno di una comunità scientifica – sono i garanti dell’efficienza della comunicazione: quando scrivo una formula, ad esempio di matematica o di fisica, sto comunicando in modo estremamente efficiente un concetto, un’idea, un risultato. Ma questa efficienza è efficace solo per gli esperti, solo per quanti hanno orecchie per intendere. 
Scrivere un saggio divulgativo (o un articolo che informa o un libro di testo o…) richiede di essere efficaci per il pubblico di quel saggio (articolo, libro di testo…) e bisogna avere il coraggio di sacrificare un po’ dell’efficienza che serve a comunicare con gli esperti. In questa comunicazione è molto più importante essere efficaci che essere efficienti.

Nel comunicare con la scrittura la scienza a chi scienziato non è, è importante riuscire a raggiungere l’intelligibilità, dare chiarezza e semplicità alla materia che si maneggia. Quali sono gli accorgimenti pratici più efficaci per governare la propria scrittura in tal senso?

Primo Levi e Italo Calvino sono per me due stelle polari: Levi per la chiarezza, Calvino per la leggerezza. Le teorizzano e le praticano. Suggerisco di leggerli e meditarli.
Quando leggiamo amiamo le belle storie. La scienza ne è piena. Cerchiamole – soprattutto quelle originali e non “ovvie” – e proviamo a raccontarle.
Fidiamoci dei lettori, della loro intelligenza e curiosità: diamo loro un po’ di contenuti scientifici “duri”. Non troppi, per non metterli in difficoltà, ma nemmeno troppo pochi. L’ideale sarebbe capire quanti possono gestirne e dargliene uno di più.
Scriviamo in modo lineare e semplice: tutta l’attenzione deve andare alla scienza, non essere dissipata nel seguire un nostro periodare arzigogolato e ricercato. Ma forse il suggerimento più importante di tutti è: tagliare. Dopo aver scritto il nostro testo, tagliamo tutto quello che rileggendolo troviamo di superfluo.

Una volta scritto il libro che si voleva scrivere, quali canali utilizzare e come muoversi per far arrivare il proprio messaggio? Come promuovere in maniera intelligente il proprio libro scientifico?

Il punto non è tanto promuovere il singolo libro, quando sviluppare un dialogo continuo con una propria comunità interessata al nostro punto di vista sulla scienza.
Un ingrediente essenziale è essere onesti e scrivere solo di cui si è competenti. In Italia abbiamo un problema: quando una persona diventa esperta nella disciplina “A”, viene interpellata anche su “B”, “C” o “D”. Purtroppo molti esperti lo fanno e in questo modo si delegittimano. È il contrario del metodo scientifico per il quale, in definitiva, “di ciò di cui non si può parlare si deve tacere”.
Credo che curare la comunicazione di se stessi in quest’ottica sia il primo passo per promuovere intelligentemente un proprio libro: è di nuovo un fatto di fiducia e di rispetto per l’intelligenza del proprio pubblico.
Ovviamente poi, in un discorso un po’ più terra terra, è importante imparare a stare sui social e a parlare, nello specifico e con sensatezza, del contenuto dei nostri libri. Un libro è una tappa di un dialogo più ampio che oggi non può più ignorare i social. Naturalmente, non tutto si esaurisce con i social. Nulla è più efficace di un incontro in presenza e del ragionare assieme, faccia a faccia, dei nostri temi. La speranza è poter tornare a farlo presto.

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