Puntare sul mercato italiano: intervista a Nadine Mutas

Alcune settimane fa abbiamo ascoltato un’intervista di Joanna Penn a Nadine Mutas, autrice tedesca che scrive in inglese e che, dopo aver svolto un’analisi del mercato, ha deciso, qualche anno fa, di puntare anche sulle traduzioni in italiano e in francese dei propri libri. (Il suo ultimo libro uscito in italiano, All’inferno e contenti, è in offerta su Kobo solo per oggi a €1,49.) Durante l’intervista con Joanna Penn ha condiviso riflessioni e consigli basati sulla propria esperienza diretta che possono essere certamente utili e interessanti per gli autori italiani. Abbiamo così voluto farle qualche domanda per approfondire alcune tematiche e capire come si è mossa nel tempo e come è arrivata, oggi, a vivere della propria scrittura. Ne è venuta fuori un’intervista particolareggiata, una finestra su come un autore professionista può pianificare e realizzare i propri progetti.

Ciao Nadine, e grazie mille per aver accettato il nostro invito innanzitutto. La prima domanda riguarda i tuoi inizi: come è cominciata la tua attività da scrittrice e come è cambiata nel tempo? 

Sin da bambina ho inventato storie, e durante la mia adolescenza ho riempito taccuini di idee e frammenti, ma ho iniziato a scrivere con un obiettivo professionale chiaro in mente solo dieci anni fa. Ho scritto un romanzo completo, all’inizio per capriccio, ma quando l’ho terminato ho pensato che avrei potuto farci qualcosa. Così ho iniziato a fare ricerche sull’industria editoriale, su come pubblicare, e ho capito che avevo bisogno di lavorare ancora sul mio testo, perché quel primo romanzo non era all’altezza di essere pubblicato. Mi sono unita a gruppi di scrittori, ho letto e fatto ricerche, ho preso lezioni, ho lavorato con “critique partner”, e il romanzo che ho scritto successivamente è stato quello che ho pubblicato, e ha vinto diversi premi di scrittura.

Siamo curiosi di sapere come lavori abitualmente sui tuoi libri: qual è il processo tipico che segui da quando inizi a lavorare a un nuovo libro a quando invii il testo all’editor?

Sono un misto tra pianificazione e improvvisazione, pianifico lo sviluppo della trama solo per una certa parte della storia, mentre il resto lo aggiungo una volta che sono nel pieno della scrittura. E le cose che pianifico, le pianifico principalmente nella mia testa, non sulla carta, e non posso etichettarle in maniera precisa come ad esempio “punto di svolta 1” o “black moment” della storia. Non appena lo faccio, il mio cervello in qualche modo si blocca. Lavoro piuttosto con un senso di avere la struttura della storia interiorizzata, seguendo una sorta di istinto di ciò che deve accadere, senza aderire a uno schema.
La fase di stesura per me è piuttosto solitaria e isolata. Scrivo la storia senza condividerla con nessuno tranne che con mio marito, che può leggere i capitoli via via che procedo con la scrittura, e una volta che ho finito capita che faccia leggere il testo ad alcuni lettori fidati, ma più spesso lo invio direttamente al mio editor. Scrivo bozze molto pulite e devo modificare poche cose. Non ho mai dovuto fare grandi revisioni del testo. Una volta fatte le modifiche concordate con l’editor, lo faccio leggere a diverse persone per scovare errori di battitura e altre piccole sviste, dopodiché è pronto per essere lasciato andare!

Nell’intervista a Joanna Penn che abbiamo citato, hai spiegato che hai deciso di far tradurre i tuoi libri in italiano anche perché il tuo genere (paranormal romance) era poco rappresentato nel mercato italiano. Ci sono altre considerazioni strategiche che si sono rivelate azzeccate e che secondo te potrebbero essere utili agli autori indipendenti italiani?

Il genere e le nicchie poco servite sono sicuramente una considerazione importante. “Scrivere per il mercato” significa, almeno per me, che, se hai diverse idee che ti frullano in testa, scegli la più commerciale, e ovviamente questo richiede che tu abbia una buona conoscenza del mercato in primo luogo . Quindi direi, studia decisamente il mercato, guarda i generi in cui potresti scrivere, cerca di capire quali sono troppo saturi e quali sono invece poco serviti. Per me, “scrivere per il mercato” non significa scrivere in un determinato genere o per una nicchia solo perché conviene o perché potrebbe darti una spinta, se non hai una predisposizione verso quel genere/nicchia. Ad esempio, il cosiddetto academy romance è stato molto in voga per un po’ nei generi Paranormal Romance e Urban Fantasy, ma io personalmente non ho idee per questo sottogenere, non lo leggo e non sono sicura che mi piacerebbe scrivere libri di academy romance, per cui non lo farò. Sceglierei piuttosto di seguire le idee più in voga che ho già per un dato genere/nicchia che amo. Un’altra cosa che ha funzionato molto bene per me nel mercato italiano è stato pubblicare come gratuito il primo libro di una serie consolidata e impostare ads per promuoverlo. Rendere disponibile gratuitamente in maniera fissa o temporaneamente il primo libro di una serie è una strategia comprovata per aumentare le vendite di una serie, e ho trovato i lettori italiani molto ricettivi rispetto a questa offerta, e la percentuale di lettura del resto della serie si è rivelata più alta che per i miei libri in lingua inglese. 

Quali professionisti dell’editoria non dovresti mai tralasciare se vuoi che il tuo libro sia davvero di buona qualità? (Editor, grafici di copertina, ecc.).

Sicuramente un buon grafico di copertina. Una copertina è la prima impressione che i lettori ricevono del tuo libro e, insieme alla tua sinossi, forma un pacchetto complessivo della tua storia che deve soddisfare gli standard e le tendenze del tuo genere affinché possa raggiungere il tuo lettore ideale. E, sai, anche questo può cambiare nel tempo. È importante rimanere flessibili e continuare a studiare il tuo genere e agire di conseguenza se le tendenze/gli standard cambiano. Ho dovuto rifare le mie copertine diverse volte perché mi ci è voluto un po’ per capire appieno il mercato e ciò che le mie copertine dovevano trasmettere sulla base del mio genere.
Direi anche che la revisione e le correzioni sono un must. Questo non significa che devi assumere un editor costoso. Se non hai il budget per questo, puoi ottenere risultati simili con critique partner e lettori beta, e avrai sicuramente bisogno di alcune persone per esaminare il manoscritto subito prima della pubblicazione per sbarazzarti dei refusi dell’ultimo minuto. Ma a una qualche forma di editing a livello di storia e di lingua non si può rinunciare, secondo me.

Passiamo al marketing: come ti assicuri che i tuoi libri siano promossi in modo efficace? Con quali strumenti e con quali tempistiche gestisci questa parte della tua attività da autrice?

Gli ads su Facebook si sono rivelati i più efficaci e redditizi per me, per i miei libri in inglese e per le mie traduzioni. Soprattutto se hai una serie di cui il primo libro è venduto a 99 centesimi o è gratuito, impostare annunci su quel libro può rivelarsi estremamente efficace. Inoltre, più libri hai nella serie, più redditizio può rivelarsi rendere disponibile come gratuito il primo volume della serie. Per i miei libri in inglese, riuscire a ottenere una promozione in primo piano BookBub ha funzionato a meraviglia, ma purtroppo un servizio simile, con un simile impatto sulle vendite, non c’è ancora in Italia.
Per quanto riguarda i tempi, gestisco sempre ads, li ho interrotti solo di recente per impegni personali che mi impedivano di seguirli bene. Ho sicuramente intenzione di ricominciare, però, molto probabilmente verso l’uscita del quinto libro della mia serie. La mia strategia quindi sarebbe quella di pubblicizzare il primo libro della serie nelle settimane che precedono la nuova uscita e pubblicare annunci sul nuovo libro dopo la sua uscita.

Oggi i tuoi libri sono in vendita in tutti gli store. È sempre stato così, sei sempre stata un’autrice “wide”?

Per i miei libri in inglese e in italiano, sì. Ho messo i miei titoli tedeschi in Kindle Unlimited per un po’, ma non lo percepivo come giusto, quindi li ho ritirati da KU e pubblicati in tutti gli store. Per me è un punto fondamentale. Non voglio mettere tutte le mie uova in un unico paniere e affidare tutta la mia attività alle decisioni e agli umori di una singola azienda. Conosco molti autori che raggiungo alti guadagni in KU, ma conosco anche autori che hanno subito enormi perdite finanziarie a causa di disguidi o decisioni estemporanee dell’azienda, per questo per me ha senso diversificare il più possibile le mie entrate. Inoltre, Amazon non è l’operatore dominante in tutti i mercati del mondo, ci sono molti lettori in altri paesi che non raggiungerei se fossi in KU.
Mi ha sorpreso in particolare vedere quanto i lettori italiani comprino anche da altre piattaforme, Kobo e Google Play in primis.

Guardando indietro, dopo anni di esperienza come autrice indipendente che ora è scrittrice a tempo pieno, quali pensi siano i 3 aspetti fondamentali su cui un autore indipendente italiano dovrebbe sempre concentrarsi nella sua attività?

Direi che il mio consiglio è universale, non focalizzato solo sugli autori italiani, e cioè: 1) scrivi con cuore e passione, 2) gestisci la tua attività con acume imprenditoriale e 3) ricordati di prenderti cura di te stesso.
Per approfondire: 1) è importante abbracciare pienamente la tua identità artistica quando scrivi la prima bozza e non preoccuparti troppo dell’aspetto del marketing in questa fase, ho scoperto che può ostacolare la tua creatività se lo fai. Questo non significa ignorare completamente tutto ciò che hai imparato sul mercato e sul tuo genere, o non seguire l’idea che hai scelto sulla base del mercato. Piuttosto, lo considero come disattivare del tutto la parte relativa al marketing nel mio cervello, in modo che possa funzionare senza ostacoli la sua parte creativa. La parte del mio cervello legata al marketing può essere fredda, calcolatrice ed eccessivamente critica, è meglio che taccia quando creo. LOL
Dopodiché, quando è il momento per il punto 2), torno a una mentalità volta al marketing, che si basa tutta su come presentare al meglio il libro e assicurarmi che trovi i suoi lettori. In questa fase, il mio libro non è più il mio “bambino”, è un prodotto che devo confezionare bene perché abbia successo. In tutto questo, devo prendermi del tempo per prendermi cura di me stessa -> 3). Ho dovuto imparare questo nel modo più duro quando sono scivolata in uno stato di esaurimento, di burnout, perché non mi ero presa del tempo per riposare e ricaricare le energie. Abbiamo tutti bisogno di ricaricarci regolarmente, deve far parte del nostro modello di business, in modo da poter continuare a creare belle storie.

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