Il self publishing è un campo dell’editoria sempre più importante nel mercato italiano.
Nonostante questo, incontra talvolta pregiudizi figli di una scarsa e poco aggiornata conoscenza del mondo editoriale. Proviamo, quindi, a chiarire i dubbi e le remore di chi vorrebbe approcciarsi all’autopubblicazione facendo tesoro dell’esperienza di Lucia Zitelli, Manager Kobo Writing Life Italia.
1. Dalla pubblicazione alla promozione: quali sono gli step che deve seguire chi si approccia al self publishing?
Parto da uno step precedente alla pubblicazione: per qualsiasi scrittore che ha dato vita a un libro è consigliato confrontarsi con un editor, per analizzare, curare, limare, trattare al meglio la propria creazione. Anche gli autori più affermati si confrontano con gli editor, è una figura importante del processo.
Una volta che lo scrittore ha tra le mani il testo pronto, c’è ancora un punto da assicurarsi prima di portare il libro ai lettori: la copertina. Ci sono dei programmi utili per creare copertine ben fatte, anche gratuiti, come Canva. Altrimenti, per chi ne ha la possibilità, contattare un designer di copertine darà certamente un aspetto ancora più rilevante alla propria cover. Si può cercare online, anche sui social media, ci sono tanti freelance che mostrano i propri lavori nei loro account.
Con il testo e la copertina pronti, non resta che pubblicare. Su Kobo Writing Life basta avere questi due elementi, il resto viene da sé: durante il processo di pubblicazione l’autore dovrà inserire solo i metadati principali (titolo, nome autore, sinossi) e scegliere il prezzo.
2. Lo scrittore è solo durante tale processo?
Sia prima che dopo la pubblicazione l’autore può scriverci a writinglife@kobo.com per mettersi in contatto diretto con me, per trovare insieme possibilità di promozione e visibilità, o per qualsiasi dubbio, consiglio, bisogno di confronto.
3. Il self publishing è solo per i romanzi rosa?
No, è per qualsiasi genere. Da qualsiasi sottogenere di fiction a qualsiasi sottogenere di non-fiction. Ciò che fa la differenza per le vendite è l’attenzione al proprio libro, la cura nel prepararlo e nel comunicarlo ai potenziali lettori, non il genere.
È sufficiente avere tra le mani un buon libro per pensare di renderlo automaticamente un caso editoriale di discreto successo?
No, è poi necessario assicurarsi che si faccia sapere che il libro esiste, quindi è necessario promuoverlo, farlo arrivare là dove ci sono i nostri potenziali lettori. Il libro non va abbandonato una volta pubblicato, non ci si può aspettare che le persone lo scoprano per magia. Per la promozione ci sono 2 opzioni: seguirla da sé, informandosi, formandosi al riguardo, oppure affidandosi a professionisti che si occupano proprio di questo.
Il self publishing è una seconda scelta? Chi lo sceglie lo fa perché non ha avuto accesso alla pubblicazione tradizionale?
Ognuno ha le proprie motivazioni, ma per la mia esperienza diretta molti lo vogliono come prima scelta per l’immediatezza (non c’è bisogno di aspettare di essere scelti da una casa editrice, col rischio di non venire mai scelti), altri perché cercano totale autonomia e controllo rispetto ai propri libri e alla propria attività di scrittore. Oltre al fatto che la propria percentuale di guadagno sarà molto più alta.
Il self publishing è diffuso solo in America?
No, è diffuso in tanti Paesi. Negli Stati Uniti, dove il self publishing è affermato da più tempo, è più diffuso, tra gli autori, il fatto di gestire la propria attività da autore come un vero e proprio business, con tutto ciò che comporta in termini di investimenti, strategie, marketing, sperimentazione.
Editing, correzione di bozze, traduzione, design della copertina… sono proibitivi per uno scrittore che deve fare tutto da sé?
Affidarsi a dei professionisti fa la differenza, non si può fare tutto da sé, anche perché non si può averne la competenza.
Tolta la traduzione, quelle citate sono parti essenziali del puzzle che porterà l’autore a pubblicare un libro di tutto rispetto che i lettori potranno apprezzare. Per questo è importante considerarli come investimenti. Sono dei costi che, come autore, affronti per far sì che tu possa avere il miglior ritorno dai tuoi potenziali lettori.
Quali sono le domande che gli aspiranti scrittori ti fanno più spesso?
Sono interessati soprattutto a capire come poter fare per raggiungere i lettori, ad esempio attraverso opportunità promozionali su Kobo.
Ci chiedono spesso anche consigli su copertina, prezzi e strategie di lancio.
Cosa offre concretamente di più ai propri autori una piattaforma come KWL?
Il fattore umano è uno dei punti principali. Pubblicare tramite Kobo Writing Life per mettere in vendita il proprio libro sullo store Kobo e su tutti gli store partner nel mondo (in Italia Mondadori e Feltrinelli) ti dà la possibilità di una conversazione diretta con la persona responsabile di Kobo Writing Life in Italia, e questo permette di organizzare insieme promozioni e iniziative per i lanci, daily deal, visibilità nello store e nelle newsletter inviate ai lettori Kobo. Parlo direttamente con autori ed editori tutti i giorni per confrontarci tra noi e trovare insieme i modi migliori per raggiungere i lettori.
Questo è vero in Italia così come in Francia, Olanda e Paesi di lingua inglese: ci sono professionisti al servizio degli autori per questi Paesi. Nel caso un autore italiano fosse interessato a far tradurre il proprio libro in un’altra lingua potrebbe poi entrare in contatto direttamente con questi team.
Quale buona ragione daresti ad uno scrittore per pubblicare con KWL?
Un altro buon motivo per pubblicare tramite Kobo Writing Life, credo, è lo sfruttare a proprio vantaggio un servizio di abbonamento come Kobo Plus che, senza richiederti alcuna esclusiva né limiti minimi di tempo, ti permette di acquisire più visibilità e di raggiungere ancora più lettori.