Oggi intervistiamo Michele Amitrani, autore indipendente di fantasy e fantascienza, con un debole segreto per la saggistica di stampo politico-internazionale. Non a caso, ha pubblicato il saggio di scienze politiche “L’Alfa e l’Omega del Dragone”, un’analisi sulla storia, la politica e l’economia della Repubblica Popolare Cinese. Negli anni la sua penna ha dato vita a storie di fantascienza come “Quando gli Uomini Sognavano Petrolio” (nella versione inglese “When Gold was Black”) e il primo libro della Serie dell’Onniologo in 4 volumi, L’Ascesa dell’Onniologo, da cui Progetto Valhalla, una novella pubblicata questo maggio 2022; la serie I ribelli dell’Ade e la raccolta di novelle Divinità, Titani e Mostri (2021). Tra le recensioni dei suoi libri si legge “Quando lo finite di leggere, la ‘magnitudine’ della trama vi lascerà senza parole.” o “Questo libro è fo***tamente geniale. […] È talmente bello che mi avviluppa la mente, cambia la mia prospettiva del mondo e mi stimola il cervello.”
Michele è un autore molto attivo sul suo sito web www.micheleamitrani.com e sui social, dove condivide consigli e risorse su come scrivere, pubblicare e promuovere da autori indipendenti, allo scopo di aiutare a rendere concreto ciò che per lui è già realtà: rendere le proprie opere disponibili al grande pubblico. Da questo desiderio, è nato anche Destinazione Self-Publishing, come pubblicare un libro e creare una piattaforma online per promuoverlo.
Indice
- Il processo creativo
- La lettura: la tua migliore alleata di scrittura
- Routine e programa di scrittura, quando è indispensabile
- Autopubblicazione: “perché non provare?”
- Self-publishing, “cosa ho imparato”
- Self-publishing: cosa sapere prima di cominciare
- Tool di autopubblicazione: i must have
- Dubbi: nemici o alleati, a te la scelta!
- Autopubblicazione ed editing, cosa sapere
- Caratteristiche dei generi Fantasy e Fantascientifico
- Il dialogo con i lettori: Il capitale del self publisher
- Da una scommessa fatta per gioco…
1. Parliamo di processo creativo: dove trovi le idee e gli spunti per la scrittura?
È una domanda che mi viene posta spesso. Le idee, l’ispirazione, in realtà provengono da diversi flussi: la lettura di un libro, una serie televisiva o ciò che stiamo scrivendo. Parte del lavoro dello scrittore – quella più facile – è di continuare a rimanere ispirato. È seguire quell’idea e trasformarla in un libro a essere quella più difficile.
2. Sei un assiduo lettore? Se sì, quali generi e autori o autrici preferisci? Se ne hai, quali sono i tuoi punti di riferimento come scrittore?
Non ho uno scrittore preferito, ci sono sicuramente degli scrittori del genere fantascienza che mi hanno dato alcune idee, per esempio Robert A. Heinlein, Isaac Asimov e nel fantasy Tolkien e Neil Gaiman. In quanto scrittore, però, cerco di non leggere solo libri dei generi di cui scrivo. Se c’è bisogno di descrivere una scena romantica o una relazione, attingo anche dal romance. È importante cercare di studiare vari tipi di topoi. Anche l’elemento mistery, non necessariamente è relegato al mistery o al thriller. Può essere inserito nel romance o nel romanzo di fantascienza. Quindi, ogni genere ha delle regole, ma ci sono delle componenti che possono essere utilizzate nel tuo libro, di qualsiasi genere faccia parte, anche – e soprattutto – nel memoir.
È importante mantenersi curiosi e non creare delle barriere tra i generi. La maggior parte dei lettori leggono principalmente solo un genere, anche se i giusti nel tempo cambiano. Non deve essere così per lo scrittore, che deve cercare di capire come funzionano i diversi meccanismi narrativi.
3. Che rapporto hai con la scrittura e come è cambiato nel tempo? Hai una routine o un programma?
Chi non scrive, o scrive poco, ha spesso una visione romantica della scrittura, secondo la quale si scrive solo per ispirazione. Ma il professionista sa bene invece che è un’attività che svolge perché gli/le piace – conosco pochi scrittori affermati a cui non piace scrivere -, ma anche perché è un lavoro. Certamente, prima di essere un lavoro, è innanzitutto un modo per me di esprimermi. Io lo faccio da autore indipendente da circa nove anni e ovviamente ho sviluppato una routine. La routine aiuta me e la maggior parte degli scrittori che conosco a mantenere una schedule e una deadline da rispettare. Se non esiste questa, è difficile che il prodotto venga alla luce.
Dipende però anche dal progetto. Ora per esempio sto lavorando a cinque libri diversi, due in inglese e tre in italiano, essendo italo-canadese, infatti, scrivo in entrambe le lingue. Come li gestisco? Per i progetti piccoli come novelle o racconti brevi molto corti, solitamente di 20mila parole, non prevedo una deadline e utilizzo la modalità discovery writing, ovvero scrivo fino alla fine, poi riedito il libro fino a quando non ha la forma che vorrei dargli. Questa strategia non funziona quando si tratta di libri più complessi, con dozzine di capitoli e diverse decine di migliaia di parole. Per esempio, ora sto lavorando a un libro di fantascienza che sarà anche cinque volte più lungo di una novella, e so che avrà bisogno di regole e di una deadline.
4. Cosa ti ha portato a decidere di pubblicare? C’è stato un evento particolare o è stato qualcosa di spontaneo?
Ho sempre scritto. Un evento che mi ha dato delle linee guida per la pubblicazione, è stato nel 2012. Era l’infanzia del self-publishing moderno. Ho avuto la fortuna di ascoltare un’intervista di un autore indipendente del Regno Unito, quando avevo 27 anni. Lui aveva scritto e pubblicato una quadrilogia di dark fantasy.
Se qualcuno mi avesse detto allora che erano stati pubblicati dalla Newton Compton o dalla Nord editore, non avrei battuto ciglio: erano prodotti di qualità che fruttavano un reddito di tutto rispetto. Ricordo che quel giorno ero a Vancouver, e mi sono detto: “Perché non provare?”.
5. Come hai scoperto e ti sei avvicinato al self-publishing e, a distanza di anni, cosa pensi di questa modalità di pubblicazione?
Il mio modo di intendere il self-publishing è cambiato molto, specialmente da metà del 2019, quando ho cominciato ad approcciarmi alla pubblicazione indipendente in maniera professionale. Ho iniziato ufficialmente nel 2013, con la mia prima storia fantascientifica, ma negli anni ho imparato tante cose che mi sarebbero servite in questa seconda fase.
Ho cominciato, ad esempio, ad adottare un approccio di business. Nel self publishing bisogna indossare vari “cappelli”: quello dello scrittore, del marketer, del commercialista, del designer e pochi ammettono che lo scrittore indipendente debba saper fare queste cose.
Al netto di ciò, ho capito anche che bisogna ammettere quando non si sanno fare delle cose e affidarsi a chi sa farle. Non l’ho fatto nei primi tempi. Poi, anche come esercizio di umiltà, mi sono rivolto a dei professionisti. Queste persone hanno deciso di dedicarmi del loro tempo e mi hanno spiegato quello che è importante fare nel self publishing, anche per avere più possibilità di successo. Noi, come scrittori, ci troviamo di fatto nell’industria dell’intrattenimento, quindi quando creiamo un prodotto, siamo in competizione a dei veri e propri colossi di Hollywood. Per chiedere quindi a un lettore un po’ del suo tempo e della sua attenzione è necessario che il prodotto sia professionale e che non sia distinguibile dai lavori di Stephen King, Neil Gaiman, Robert A. Heinlein, George R.R. Martin o J.K. Rowling.
In ultimo, ho imparato a definire prima alcune cose, ad esempio se sono davvero interessato al progetto editoriale, perché qualsiasi esso sia, so che avrà bisogno di impegno. Il modo in cui lo affronto e decido è: “Sono abbastanza interessato all’idea di fondo di questo libro?” Poi mi chiedo se ho abbastanza tempo e, infine, se il prodotto del mio lavoro ha possibilità di essere venduto. Se ho più idee, faccio un triage sulla base di queste domande. Mentre agli inizi dedicavo le mie energie a molte attività, ho scoperto che gran parte di quelle non portava a nessun risultato: mi sono dedicato a ciò che invece lo produceva e negli scorsi due anni e mezzo circa, ho cominciato a coglierne i frutti.
6. C’è qualcosa che diresti in merito al self publishing che credi gli aspiranti scrittori non sappiano?
La prima cosa che direi a un aspirante scrittore è: chi sei? e chi vorresti essere? Faccio sempre una distinzione tra due tipi di autore indipendente: quelli che chiamo “autore a progetto” e “autore indipendente d’assalto”.
Il primo è una persona che, come mio padre, vorrebbe pubblicare un libro, per esempio un memoir, senza intenzione di monetizzare. Il secondo è chi invece vorrebbe costruire una carriera come scrittore e farci un profitto. Per prima cosa, quindi, serve chiedersi quale autore si vuole essere tra i due. Non c’è una tipologia migliore dell’altra, ognuna è diversa e ha esigenze e ambizioni diverse, né ci rende una persona o un autore “peggiore” o “migliore”. Poi magari queste esigenze possono evolversi e si può decidere di voler diventare ad esempio un autore d’assalto o viceversa. È una decisione che si può fare con il tempo.
La seconda cosa che direi è “respira” perché, se si vuole pubblicare da professionisti, bisogna essere consapevoli che richiederà risorse di tempo e di energie.
7. Quali sono i tool, digitali o analogici, che usi durante la scrittura? Ce n’è qualcuno a cui non potresti rinunciare?
Assolutamente sì, da autore indipendente che fa questo per lavoro, ci sono dei tool per me irrinunciabili. Del resto, sarebbe come immaginare un elettricista senza i suoi attrezzi. Sono convinto che alcuni siano necessari per il mondo indipendente, una parte di quelli che utilizzo costano poco, altri costano anche varie centinaia di euro. Questo non vuol dire che servono necessariamente tutti, ma che rendono la vita più semplice, soprattutto a chi ha dei ritmi di pubblicazione elevati.
Quelli che utilizzo su base giornaliera e settimanale sono:
- Scrivener, un software per scrittori fatto da scrittori, creato da una software house che si chiama Literature & Latte, ed è quello che uso per scrivere storie.
- Vellum, un formattatore, che trasforma il tuo file word in un ebook spettacolare, ci sono due limitazioni, una è il prezzo, la seconda è che per utilizzarlo al meglio ha bisogno di pc altrettanto prestante.
- Pro Writing Aid, un programma che uso per la scrittura in inglese, è un editor automatico, che, anche se non paragonabile al lavoro di un essere umano, individua molti errori, così che quando ci si affida a un editor, una parte del suo lavoro è già completa, permettendo così di ridurre parte dei costi legati a questa fase.
- Canva, un programma online che davvero mi ha fatto risparmiare migliaia di euro, ed è gratuito! Permette illustrazioni di ogni tipo: dalla cover dell’ebook, al materiale promozionale per un lancio, come post social, fino alle Facebook ads. È importante per un autore indipendente risparmiare quando può. Canva è un buon tool per imparare pian piano come mettere il “cappello da marketer” e fare autonomamente e online delle piccole attività di marketing.
Per altre idee, leggi App per scrittori, tool da scaricare per la scrittura e l’ispirazione.

8. Cosa diresti agli autori che hanno qualche dubbio rispetto al self-publishing?
Direi che se hai un dubbio, fai parte della minoranza, perché la maggior parte delle persone si butta nel self publishing. Chi invece ha dei dubbi, probabilmente ha anche un po’ di paura, quindi ragionevolmente andrà più piano, si guarderà intorno e studierà prima l’ambiente. Chi procede in questo modo, la maggior parte delle volte, ottiene un lavoro e dei risultati migliori.
Io continuo ad avere dei dubbi e, più cose so, meno sono sicuro di quello che so. Questo capita anche a tutti i professionisti. Quindi se si hanno dei dubbi, ben vengano, ma allo stesso tempo consiglio di non lasciare che ti paralizzino: penso, infatti, che credere nella propria storia e mostrarla al mondo sia anche un sintomo di coraggio, perché una volta fatto ciò, si possono ricevere applausi come critiche. I dubbi possono essere quindi un carburante per la nostra storia, possono farci diventare più curiosi, fare in modo di adattarci al panorama in continua evoluzione del self publishing o bloccarci, scardinando la possibilità di un autore di portare alla luce la propria storia. Questa è una scelta dell’autore. Per questa ragione ho aperto una piattaforma che si chiama Credi Nella Tua Storia.
9. Quanto sono importanti, secondo te, i servizi editoriali: copertina, correzione di bozze, editing? Come gestisci queste fasi per i tuoi titoli?
Sono sempre dell’idea che se si è un autore alle prime armi, è meglio che il proprio lavoro sia letto da svariate persone esperte di quel genere. Se ad esempio fossi un autore di romance, sottoporrei a una lettrice o un lettore del genere il mio draft, non lo chiederei invece a chi legge solo gialli, perché è la prima persona a rispecchiare esattamente il mio pubblico. Chi legge un determinato genere sa, anche senza esserne consapevole, come dovrebbe svolgersi una storia, sa che ci sono determinati topoi che vanno rispettati.
Consiglio poi di cercare un editor professionista specializzato in quello specifico genere e di chiedergli un sample, un esempio, di come realizza l’editing su un capitolo. Ne leggerei i feedback e le modifiche per poi confrontarle con sample di altri editor. Questo serve a capire quale tra questi professionisti è perfetto per il nostro libro, cercando di imparare infine da ogni singola correzione.
Quello che sto per dire è un segreto: molti professionisti affermati non hanno più un editor, perché ormai hanno interiorizzato tutti gli insegnamenti, ma continuano ad avere dei beta readers e dei proofreaders. Non è sempre vero, ma spesso è così.
10. Cosa pensi caratterizzi un buon romanzo fantasy o fantascientifico e cosa consiglieresti agli autori e alle autrici che vogliono approcciarsi a questo genere?
Ci sono tante risposte quanti sono i lettori, perché ciascuno ha diverse aspettative quando si approccia a un libro di fiction, fantascienza o fantasy. Tuttavia la prima cosa che penso uno scrittore debba saper fare è intrattenere.
La seconda cosa è creare un mondo, dei sistemi magici e tecnologici che non esistono nel mondo reale: elemento che si chiama world building. Brandon Sanderson, per esempio, autore di The Stormlight Archive, in italiano Le Cronache della Folgoluce, descrive nei libri delle regole energetiche usate dai maghi, che sono molto ben studiate. Non intendo dire che sia necessario fare necessariamente dell’hard fantasy, come nel caso di Brandon, o hard science fiction o hard fantasy, quando si tratta di world building, ma che un romanzo di questo tipo deve in ogni caso far dimenticare al lettore di trovarsi dove realmente si trova, per sprofondare in un mondo diverso. In Harry Potter, per esempio, sappiamo che quando lui muove la bacchetta pronunciando “wingardium leviosa” qualcosa si muove: non vengono spiegate le regole alla base della magia, ma è pur sempre world building. È qualcosa certamente più facile a dirsi che a farsi, ma sono convinto che gli scrittori di questi generi abbiano questo compito in più rispetto a chi scrive romanzi letterari.
Un consiglio che darei a chi si approccia al genere è di considerare che è difficile che il primo libro sia il migliore. Invito piuttosto chi finisca un libro a scrivere il successivo. Perché tutto ciò che si impara nello scrivere un libro, si può tradurre nel secondo e così via. Un collega canadese mi ha insegnato che “non sai come si scrive un finale, finché non scrivi un finale”. Questo penso sia particolarmente importante da sapere per una persona che non ha mai finito un libro. Tuttavia una volta che si abbatte questa barriera scrivere il secondo diventa un pochino più semplice e poi via dicendo.
Anche Brandon Sanderson, probabilmente l’autore di fantasy più famoso di questo decennio, prima di vendere il suo primo libro ha dovuto scrivere dodici romanzi.
11. Sei molto attivo sui social e sul tuo blog, quanto pensi sia importante per un autore indipendente avere un dialogo con i propri lettori?
È importantissimo ed è ciò che ci distingue dagli autori tradizionali, anche se non è sempre vero. Ci sono molti autori come Neil Gaiman e Stephen King che, seppur abbiano un rapporto molto amichevole con i lettori, nella maggior parte dei casi non rispondono alle loro lettere. Noi dobbiamo invece utilizzare il riscontro della fanbase, essere attivi sui social e in generale mostrare che siamo degli esseri umani e che siamo interessati quando un lettore esprime un parere sulla nostra storia. Quando qualcuno mi scrive, che il mio libro sia piaciuto o no, lo ringrazio molto, perché i dieci minuti che ha speso non li riavrà indietro, ma ha deciso di investire la sua attenzione e il suo tempo per darmi un feedback. È un capitale che dovremmo utilizzare e che non dovremmo mai dare per scontato, ma coltivare nel tempo.
12. Parliamo della serie “I ribelli dell’Olimpo” : di cosa parla e da dove nasce l’idea?
Per ora ho scritto due serie di novelle fantasy mitologiche, un genere molto di nicchia, ma a cui sono particolarmente interessato e che mi ha sempre ispirato. Molte di queste storie sono incise nella nostra cultura greco-latina e, più generalmente, occidentale. Quindi quello che ho cercato di fare con la serie I ribelli dell’Ade e I ribelli dell’Olimpo è stato riscrivere molti di questi miti in chiave moderna, così che i lettori siano più coinvolti nella storia.
L’idea di questa serie di libri nasce da una scommessa fatta con me stesso nel 2020, di scrivere 12 storie in 12 mesi. Una di queste è Anima di pietra, retelling del mito di Medusa, una novella breve. L’ho scritta senza avere idea di quello che stessi facendo, per esplorare chi fosse Medusa, prima che fosse uccisa dall’eroe greco. L’ho quindi distribuita gratuitamente al mio following per avere dei feedback insieme ad altre storie di diversi generi tra cui dark fantasy, modern fantasy, contemporary fantasy e fantascienza, ma la storia di Medusa è stata una delle più apprezzate, così ne ho scritta un’altra sulla figura di Prometeo, uscita con il titolo La Stirpe del Fuoco e poi ancora un’altra su Calliope. Quindi quello che ho deciso di fare con I ribelli dell’Olimpo è stato replicare il mio amore per il retelling di storie greco-romane. Ho quindi scritto altre tre storie della serie I ribelli dell’Ade: la prima incentrata su Persefone e sul suo rapimento da parte di Ade, poi su Sisifo, il re mortale che è stato costretto a portare un enorme masso sulla montagna per aver sfidato gli dei e la terza invece sulla storia di Orfeo. Da una scommessa nata nel 2020 e da una semplice storia, ne sono nate sette a cui se ne aggiungeranno altre entro la fine del 2022.