Pubblicare da autore o autrice indipendente? Risponde Rebecca Quasi

Rebecca Quasi è una scrittrice indipendente best seller specializzata nel genere romance. Tra gli altri, sono opera della sua penna i romanzi Didattica del sesso per gufi e zanzare (2016), Endorfine (2017), Celestiale (2018), La governante (2020), Entropia (2021) e Sul Velluto, pubblicato con Kobo Originals lo scorso febbraio. Oggi sarà ospite del blog Kobo Writing Life, per chiacchierare insieme di scrittura, pubblicazione e dei suoi romanzi, diamo quindi il benvenuto a Rebecca ed entriamo nel vivo di questa intervista. 

  1. In quali momenti e occasioni raccogli le tue idee per la scrittura? 

Non c’è un momento dedicato in modo specifico a questa attività. In genere, sono le idee che si manifestano in modo spontaneo, spesso suggerite da eventi quotidiani, da situazioni che mi colpiscono o da ricordi che riaffiorano. L’elaborazione vera e propria, però, avviene di sera, prima di dormire, è quello il momento in cui ripenso a ciò che ha stimolato la mia fantasia narrativa ed è lì che prende vita una trama, spesso partendo da un dialogo.

  1. Che genere di libri ti piace leggere, hai degli autori preferiti?

Leggo di tutto, solo l’horror non è nelle mie corde.

Sono tanti gli autori che amo, andando in ordine sparso non posso non citare Anne Tyler, Isabel Allende, Sherry Thomas, Marco Malvaldi, Andrea Camilleri, Mary Balogh, Lisa Kleypas…

Autori e generi diversissimi.

  1. Scrivevi già prima di dedicarti alla pubblicazione? Da cosa è nata la decisione di cominciare a pubblicare i tuoi scritti?

Credo di avere più o meno sempre scritto. Prima in modo disorganico, caotico e inconcludente, poi, piano piano, riuscendo a trovare un equilibrio e a portare a termine piccoli progetti.

La decisione di pubblicare è nata dal desiderio di capire se le mie storie avevano senso solo per me o se potevano far compagnia anche ad altri.

  1. C’è una ragione particolare per cui hai scelto di affidarti all’autopubblicazione?

Anni fa inviai qualche manoscritto ad alcune Case Editrici, non ottenni mai risposta, nemmeno il classico “Spiacenti, il suo romanzo non rientra nelle nostre linee editoriali”. Quindi abbandonai il progetto di pubblicare. Nel 2017 scoprii il self e decisi di fare un tentativo. 

Il self è la dimensione ideale per chi, come me, ha un altro lavoro, scrive nei ritagli di tempo e non può garantire il rispetto di scadenze ferree. 

Nel mio caso specifico inoltre, essendo piuttosto riservata, l’autopubblicazione mi consente di restare molto defilata.

Tra il 2019 e il 2020 ho pubblicato anche con due Case Editrici digitali e attualmente la versione cartacea di “Sul velluto” è gestita da Words Edizioni.

  1. Cosa diresti a chi è in dubbio se pubblicare o meno? Di cosa pensi avrà bisogno in questa avventura?

Prima cosa: buttatevi, è divertentissimo.

È possibile autopubblicarsi con pochissime spese, per cui vale davvero la pena fare un tentativo.

L’equipaggiamento migliore credo sia costituito dal desiderio di mettersi in gioco, fare esperienza, confrontarsi, imparare. 

E poi, a costo di essere molto banale, leggere tantissimo, soprattutto il genere che si vuole scrivere.

  1. Quali strumenti di promozione utilizzi per far conoscere il più possibile i tuoi libri ai tuoi potenziali lettori?

Utilizzo pochissimo le sponsorizzazioni.

Mi piace interagire con i lettori attraverso i social, postando estratti delle storie in stesura e scambiando consigli di lettura.

Il passaparola, per me, rimane lo strumento di promozione e scambio più efficace.

  1. Tra i protagonisti dei tuoi libri, ce n’è qualcuno che senti a te più affine, o qualcuno che detesti?

Il personaggio a me più affine è senz’altro Virginia di “Entropia”, una persona fragile, che rimane intrappolata nel passato, in un sentimento che non ha avuto una parabola naturale. Credo sia molto comune, soprattutto nell’universo femminile, non riuscire a lasciarsi alle spalle le cose irrisolte. 

Tra gli ‘odiosi’ non detesto nessuno. A volte la storia li assolve, altre no.

Il genere romance ha, per definizione, protagonisti per lo più molto positivi, tuttavia a me piace tentare di tratteggiare persone con debolezze vere e credibili, persone comuni che si meritano una pacca sulla spalla alla fine della storia.

  1. Sullo store di Kobo due dei tuoi romanzi, Cucito addosso e Sul Velluto, sono disponibili in formato audiolibro. Quali sono i tuoi pensieri riguardo a questo formato nel mondo dell’autopubblicazione?

Sia “Cucito addosso” che “Sul velluto” sono disponibili in formato audiolibro perché chi li ha prodotti, nell’ordine la More Stories e Kobo Original, hanno deciso di realizzare questo formato.

Adoro gli audiolibri. Ho ascoltato i miei con immenso piacere, letti da Maura Marenghi ed Elisa Giorgio entrambe bravissime, e spesso ascolto la versione audio dei miei libri del cuore.

Per i miei romanzi self non ho mai realizzato l’audiolibro perché per farlo occorrono competenze delle quali sono del tutto priva. 

  1. Come curi la relazione con i tuoi lettori? 

La relazione con i lettori è nata in modo spontanea dopo l’apertura del profilo Facebook.

Qualcuno ha cominciato a scrivermi, a chiedermi delle mie storie e a raccontarmi la propria.

Da lì sono nate belle amicizie. Le mie beta reader sono tutte persone conosciute così, attraverso la lettura e lo scambio di consigli.

  1. Qual è il miglior feedback positivo ricevuto e quale il peggiore? Pensi ti siano serviti?

Dopo l’uscita di “Endorfine” mi contattò Claudia Grattarola, medico, per dirmi che avevo descritto in modo realistico l’ambiente ospedaliero e per correggermi alcune imprecisioni. Con Claudia è cominciato così un intenso scambio e adesso, grazie a lei, scanso con eleganza numerosi errori scientifici.

Il peggior feedback negativo è arrivato dopo due ore che era online il mio primo romanzo, una recensione feroce a una stella in cui la lettrice lamentava la noia provata e la fatica durata giorni per concludere la lettura. Considerato che il libro era online da due ore, la cosa mi ha ferito più per l’intenzione che per il contenuto.

  1. Parliamo di Sul Velluto: questo romanzo affronta dei temi molto attuali, come quello degli influencer. Cosa ti ha portata ad approfondire temi come questo?

Sono profondamente convinta che in un mondo sovraccarico di informazioni e di notizie, sia pressoché impossibile informarsi in modo corretto. Arrivare alla ‘verità’, sempre che essa esista, è un miraggio.

Un tempo le masse erano all’oscuro di tutto perché non ricevevano nessuna notizia, oggi siamo all’oscuro perché ne riceviamo troppe e non siamo in grado di elaborarle.

“Sul velluto” tenta, attraverso una storia leggera, di raccontare come si può curvare la verità utilizzando i mezzi di comunicazione.

  1. Dallo scorso 21 giugno è disponibile in anteprima su Kobo Writing Life Incidente Franciacorta, in esclusiva fino al 1 luglio, data dopo la quale sarà fruibile gratuitamente su Kobo Plus. Chiediamo a Rebecca: com’è nato questo nuovo titolo e quale turbolenta vicenda lega i due protagonisti?

Se vi dicessi com’è nata questa storia vi darei uno spoiler pazzesco sulla trama, per cui farò la vaga. Si tratta di un giallo-rosa, un esperimento sul quale mi cimento per la prima volta. L’incidente che dà il la alle vicende di Carolina e Ascanio, chirurgo estetico riciclato come cassiere in un supermercato, accade in un supermercato, appunto con una bottiglia di vino Franciacorta.

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