Intervista a Sarah Mathilde Callaway: ecletticità per restare ispiratə

Sul blog di Kobo Writing Life oggi ospitiamo Sarah Mathilde Callaway: appassionata di letteratura inglese, francese e russa, incontra la vocazione per la scrittura a 13 anni quando inizia a pigiare i tasti di una vecchia macchina da scrivere. 

Sarah ha scritto diversi romanzi d’amore, di cui l’ultimo L’eredità di Saint James.

  1. Parliamo di processo creativo: da dove provengono le idee cui attingi per la scrittura? 

La prima regola è che non esistono regole. Ogni autore sviluppa il proprio processo creativo percorrendo strade interiori differenti. È un percorso che richiede diverso tempo per maturare. La curiosità per ciò che ci circonda è una predisposizione importante, qualcosa poi si accende dentro. Nel mio caso, non sono io a cercare le idee, vengono loro da me, quando meno me l’aspetto. Allora appunto subito nel taccuino l’incipit del nuovo romanzo.

  1. Come ti sei appassionata alla letteratura inglese, russa e francese? Hai dei punti di riferimento tra gli autori?

Sono appassionata di diverse arti e discipline, fin da bambina. La letteratura, la scrittura, la storia dell’arte, la danza, la musica, la scherma. Ritengo che ogni forma d’arte o disciplina che ci appassioni sia molto importante per sviluppare l’intensità della nostra esistenza. Nel caso di un autore, seguire alcuni filoni della letteratura dovrebbe essere naturale. L’opera che mi ha maggiormente attratta tra le varie correnti è stata “Guerra e Pace” di Lev Tolstoj e, citando Jane Austen, “L’abbazia di Northanger” è un romanzo che consiglio. Adoro anche gli antichi romanzi gotici inglesi. 

Ogni forma d’arte ha le proprie sfumature e la propria bellezza, per questo leggo sia autori classici che autori moderni, anche se non mi riferisco a nessuno in particolare.

Le porto un esempio. Ho studiato canto moderno per alcuni anni ed entrambi i miei figli studiano uno strumento musicale, la chitarra e il pianoforte. Recentemente ho assistito all’apertura del concerto del minore, dodicenne. Suona il rock con la chitarra così come accompagna le cantanti sulle note dei Cranberries, il maggiore suona i Beatles al piano, ma con loro ascolto anche Mozart. 

  1. Come è cambiato il tuo rapporto con la scrittura da quando scrivevi sulla tua macchina da scrivere, fino a ora, da autrice Indie affermata? 

È senz’altro cambiato il processo creativo e il modo di scrivere. La scrittura ha bisogno di respiro per crescere: servono diversi anni per apprenderlo. 

  1. C’è stato un evento particolare che ti ha portato a decidere di pubblicare?

Prima del self publishing, avevo ricevuto una proposta contrattuale dall’editoria tradizionale. In quel periodo, non esisteva ancora la possibilità per gli autori indie, ma ho rinunciato al contratto perché sentivo che non era adatto alle mie esigenze di autore. Mi sono quindi avvicinata al self publishing, ed è stato un passaggio importante. Attualmente sono un’autrice ibrida, sia indie che sotto contratto con CE. Ognuna di queste esperienze insegna qualcosa di importante, l’una non esclude l’altra. Anzi, si affiancano perfettamente. Consiglio, comunque, il self publishing a ogni autore o aspirante autore; self publishing che non può tuttavia considerarsi improvvisazione.

  1. Dalla scrittura alla pubblicazione sono tanti i passaggi necessari, fai tutto da sola o ti fai affiancare da professionisti?

Improvvisare, non è la parola d’ordine. Esistono dei professionisti che mi affiancano ed è importante trovare le persone giuste con cui lavorare in simbiosi. Deve crearsi una certa sintonia. L’autore indie, se non può strettamente occuparsi di tutto, deve comunque avere una visione d’insieme.

  1. Da autrice indipendente, ti sei mai sentita “sola” in qualche momento della tua esperienza? Pensare alla pubblicazione di un libro come a una impresa solitaria, secondo te, è un luogo comune o meno?

Premesso che ogni autore è “solo” nel processo creativo, l’esperienza del self pub permette di avere un maggiore contatto con la realtà: non vi sono filtri tra l’autore e i suoi lettori e questo è importante. Nella solitudine creativa può emergere la parte migliore dell’autore, pertanto se l’impresa può non essere alla portata, rende una certa consapevolezza. Sfaccettature che non si percepirebbero diversamente. 

  1. Quali sono le caratteristiche di un buon romance, e cosa consiglieresti a chi voglia approcciarsi a questo genere? 

L’importante è la trama e scrivere bene. E lasciare che il tempo insegni. 

  1. Ti interfacci direttamente con i tuoi lettori e le tue lettrici per ricevere feedback o consigli? Se sì, come?

Ascoltare ogni consiglio ben contestualizzato è importante, questo non significa tuttavia snaturarsi. Può essere un momento di riflessione, consapevoli che ognuno ha delle preferenze diverse e dei modi di leggere un libro diverso da altri. 

  1. Promozione: come pensi debba occuparsene un autore indipendente, qual è la tua esperienza?

In questo periodo abitato dai social, è inscindibile una promozione attraverso questi canali, insieme a ogni iniziativa che l’autore ritiene utile. Consiglio di mantenere un rapporto con i social calibrato al proprio modo di essere.

  1. C’è qualcosa, secondo te, che distingue gli autori e autrici in self da quelli “tradizionali”?

L’autore resta comunque autore. Può avere un contratto con CE oppure pubblicare da indipendente, ma la sua firma sul libro è la stessa. Pertanto, no, per me non esiste alcuna differenza. 

  1. Parlaci del tuo ultimo libro, “L’eredità di Saint James”: come sono nati la storia e i personaggi? Vuoi svelare qualcosa ai lettori del Blog KWL?

Ho iniziato la stesura de “L’eredità di Saint James” qualche anno fa, ambientandolo in parte in un mondo che ho conosciuto in prima persona, quello della fotografia. È stata un’esperienza molto affascinante, lavoravo in quel periodo a mostre di calibro internazionale e ho stretto la mano a diversi artisti di fama nel settore. Istintivamente è nato il protagonista, Philip Grasham. Violet esisteva già nella mia mente.

Ai lettori del blog vorrei svelare l’importanza di seguire il proprio istinto e di non avere fretta. Possono servire anni per perseguire il proprio sogno, lo scopriranno dentro loro stessi una volta riusciti. Allora ogni difficoltà passata li renderà orgogliosi del loro successo. 

A presto con Sarah Mathilde Callaway, o meglio a presto, con Sara Matilde Cavallaro. L’autrice uscirà prossimamente anche con il suo vero nome, con un nuovo romanzo e genere narrativo.  

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