Come costruire una scena e i suoi dialoghi

Non basta il talento per scrivere un ebook. Un libro di successo è l’insieme di tanti fattori e a far la differenza nel tuo percorso nel mondo dell’editoria sarà sicuramente l’attenzione e la cura messa nello scrivere.

Tecnica, studio e ricerca sono alla base per costruire un viaggio in cui far immergere i lettori e le lettrici. Nel gergo, l’utilizzo sapiente di quella che viene chiamata sequenza narrativa.

Se pensiamo a una grande storia, ci confrontiamo con il susseguirsi di tante scene e di dialoghi, le sequenze narrative appunto, pensate per dare voce ai personaggi. Quello che faremo in questo articolo, partendo dal famoso manuale Anatomia di una storia di John Truby, è proprio capire come costruire una scena e i suoi dialoghi.

Indice

La costruzione di una scena 

Truby definisce la scena come il luogo in cui si svolge l’azione, come un’azione circoscritta all’interno di determinati confini dello spazio e del tempo.

Di qualsivoglia tipologia di scena si parli, la premessa deve essere sempre la ricerca e il conseguimento di due obiettivi:

  • Far capire al lettore in che modo è collegata con lo sviluppo generale del protagonista, della trama, e in che modo si colloca in questo sviluppo.
  • Costruire una mini-storia che abbia senso e funzioni, anche da sola, all’interno del contesto in cui viene presentata. 

In generale, quindi, Truby suggerisce di dar vita alle singole scene, partendo dall’obiettivo generale del libro. La domanda cardine deve essere: cosa voglio rappresentare con questa scena?

L’errore che non bisogna assolutamente commettere è quello di utilizzare le scene e i dialoghi come riempitivo per aggiungere carne al fuoco. Il pericolo è mettere nelle mani di chi ti legge materiale non utile, noioso, e quindi penalizzare il complessivo sviluppo dell’opera.

Less is more vale come regola aurea anche nella scrittura. Non esiste una misura giusta per capire quanto deve essere lungo un libro, ma esistono elementi che nella visione d’insieme sono utili, e altri che invece possono essere omessi.

Costruire una scena, il percorso da seguire

Per costruire una grande scena, può essere certamente utile seguire uno schema. Porsi delle domande che serviranno a sciogliere tutti i dubbi, e a fornire poi alle lettrici e ai lettori tutte le risposte di cui hanno bisogno per comprendere la trama:

  • In che momento dell’arco di crescita del personaggio si posiziona la scena? Per semplificare, questa scena come aiuta l’eroe nel suo percorso di evoluzione?
  • Quali sono i problemi da risolvere e gli obiettivi da inseguire in questa scena? In maniera molto pragmatica, il protagonista cosa deve fare?
  • Come può il nostro eroe risolvere questi problemi? Qual è la strategia messa in atto?
  • A quale desire, desiderio sta rispondendo il protagonista, o comunque il personaggio all’interno della scena? Cosa vuole ottenere?
  • Qual è il punto finale della scena? Cosa accade all’apice, nel momento della sua conclusione? Partendo dalla conoscenza del punto d’arrivo, sarà più facile convergere le azioni in quella direzione.
  • Chi è l’avversario? Chi si contrappone tra l’eroe e il suo desire? Per quale motivo i due personaggi sono in contrasto tra loro?
  • Come si sviluppa il piano dell’eroe per portarlo a raggiungere il suo scopo? Lo manifesta apertamente agli altri personaggi, o resta celato?
  • In che modo il conflitto avanzerà nella storia? Dovrai arrivare a un punto di rottura, oppure a una soluzione.
  • Hai elaborato un colpo di scena o una rivelazione, in grado di colpire il lettore? Anche se di lieve entità, ogni scena deve portare a una scoperta completamente nuova, in grado di arricchire chi si sta confrontando con il tuo racconto.

Come inserire i dialoghi nella scena

Truby fa due premesse importanti per spiegare come inserire i dialoghi all’interno della scena:

  • Un dialogo non è la riproduzione di una conversazione reale, ma un linguaggio selezionato con cura che cerca di ricalcare il reale, per adattarne il linguaggio allo sviluppo di una storia scritta.
  • Un buon dialogo è sempre più intelligente, più brillante, più metaforico e più argomentato che nella vita reale.

Il dialogo è quindi uno strumento, che non si sostituisce alla parte narrativa del testo, ma la migliora con elementi caratterizzanti.

Come ogni strumento, quindi, può essere perfezionato per permettere che suoni al meglio. Ed è proprio con la metafora della musica che l’autore di Anatomia di una storia presenta le tre tracce attorno al quale deve ruotare un buon dialogo, per funzionare:

  • Il dialogo narrativo (Melodia), cioè la narrazione espressa attraverso il dialogo. Corrisponde al racconto di quello che i personaggi stanno facendo attraverso le loro parole. Il dialogo è una forma di azione e non bisogna incappare nell’errore di intenderlo come un freno al movimento interno della storia.
  • Il dialogo morale (Armonia): tutta quella parte di testo in cui il personaggio espone le sue opinioni e i suoi pensieri rispetto agli eventi che sta vivendo. Se il dialogo narrativo ha come obiettivo di dare contesto alla storia, il dialogo morale punta a conferire profondità ai personaggi prima, e all’intera scena poi.
  • Parole chiave, espressioni, tag line e suoni (Variazione e leitmotiv): quando entrano in gioco il simbolismo e la carica simbolica che determinate parole, suoni o espressioni assumono nel testo. In questi casi, si gioca molto con la psicologia dei personaggi e il modo in cui vengono poi percepiti dal pubblico, creando delle caratterizzazioni che trovano nel parlato un modo assai funzionale di emergere.

La costruzione delle sequenze narrative (scene) secondo le logiche di cui abbiamo parlato, e l’inserimento all’interno del tuo racconto di dialoghi in grado di seguire e svilupparsi sulle tre tracce appena presentate, restituiranno una storia ricca di sfumature, in grado di rimanere impressa nella mente di chi la leggerà.

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