Analizzare, studiare e quindi poi comprendere i mutamenti che vive il mercato editoriale è fondamentale non solo per un editore, ma anche per un’autrice o un autore indipendente, che vive in prima persona anche gli aspetti più commerciali del suo lavoro.
In questo articolo, una serie di spunti direttamente dalla prossima indagine ISTAT sulla produzione libraria.
Indice
Indagine ISTAT sulla produzione libraria, di cosa stiamo parlando
Come abbiamo visto spesso, i rapporti dell’AIE (link articolo appena uscirà) offrono uno spaccato sullo stato di salute dell’editoria, e sono un utile strumento non solo per gli editori, ma anche per le autrici e gli autori indipendenti che possono rendersi conto della qualità del mercato in cui si vogliono inserire.
Questi rapporti però da soli non bastano, perché non restituiscono una visione d’insieme rispetto al contesto generale nei quali si inseriscono. A occupare questo spazio, arrivano quindi le indagini dell’ISTAT sulla produzione libraria.
In particolare l’Istituto nazionale di statistica si propone come obiettivo non solo quello di rilevare il livello e la salute del settore, ma anche i suoi cambiamenti e le sue evoluzioni più radicali.
Di seguito le parole di Alessandro Caramis, responsabile ISTAT dell’indagine:
“L’editoria sta vivendo dei cambiamenti profondi di fronte ai quali, anziché procedere in automatico e continuare a produrre dati coerenti e continuativi, ma simili a se stessi, occorre fermarsi, riflettere, e cercare di capire come intercettare e rappresentare i fenomeni emergenti. Il rischio, altrimenti, è quello di procedere per inerzia, appiattirsi sugli aspetti congiunturali e non cogliere le eventuali trasformazioni strutturali o gli elementi di discontinuità”
Indagine ISTAT sulla produzione libraria e self-pub
Negli ultimi anni sono state tante le novità introdotte nelle indagini, come la rilevazione degli audiolibri. Anche l’edizione 2023 sarà importante non solo per l’editoria in generale, ma per il settore del self-publishing nello specifico.
Questo perché per la prima volta verranno monitorate e analizzate anche le nostre realtà.
“Questo nasce dall’esigenza – dice Caramis – di conoscere un mondo che fa da mediazione tra autori e lettori. E indagarlo significa non solo monitorare il numero di novità pubblicate, ma anche i servizi che queste aziende offrono, quelli più richiesti dagli autori, le royalties che vengono riconosciute agli autori che scelgono questo tipo di pubblicazione”.
Si tratta di una svolta molto importante per il nostro settore, perché dimostra come l’autopubblicazione oggi non venga più considerata, erroneamente, una nicchia riservata a determinati generi, oppure a quelle autrici e quegli autori che non sono stati in grado di firmare un contratto con una grande casa editrice.
Finalmente il self-pub, anche nell’immaginario collettivo e agli occhi del grande pubblico, è una realtà florida e completamente inserita all’interno del contesto editoriale nazionale, e non solo.

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